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Marta Pierobon



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MARTA PIEROBON
EYERCHIVE

a cura di / curated by
GASPARE LUIGI MARCONE

INAUGURAZIONE
GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2024
ORE 18-21
dal 22 febbraio al 30 marzo 2024
solo su appuntamento

L’“archivio di occhi”, Eyerchive, realizzato negli ultimi anni da Marta Pierobon (Brescia, 1979) riesuma tradizioni culturali e cultuali che creano un ponte dalla mitologia antica al vivere quotidiano contemporaneo. Simbolo divino sin dalle civiltà mesopotamiche ed egizie si ritrova nel mito di Argo (Panoptes) dal numero mai precisato di occhi che sorvegliava Io, amante di Zeus, ma Ermes riuscì a uccidere il gigante i cui occhi finirono sulla coda del pavone per volere di Era; la vergine siracusana Lucia, perseguitata da Diocleziano nel IV secolo d.C., secondo la leggenda – amalgamata a quella della terziaria domenicana omonima del XIV-XV secolo – fu privata degli occhi, diventandone protettrice anche grazie al significato del suo nome, arrivando a simboleggiare la “grazia” nella Commedia dantesca. Si potrebbe continuare ricordando gli ex-voto a forma di occhi in varie culture fino ai simboli massonici degli ultimi secoli. Questi pochi esempi valgono a sottolineare la potenza del “soggetto-oggetto” scelto da Marta Pierobon per il suo lavoro, non a caso, di “artista visiva”. Pierobon riflette sul vedere e sul guardare, sulla vista e sullo sguardo, guardia e visione. Paradossalmente guardando dall’esterno la sua installazione a The Open Box non si vede niente, o quasi. Spazi e strutture bianco su bianco accecano la vista; questa scelta dona una certa poesia carica di intimità e di pudore. Solo entrando nel piccolo contenitore bianco si percepisce il lavoro o meglio, lo spettatore vede l’opera e si fa vedere dall’opera. Il valore collettivo dell’archivio si unisce al senso pittorico e installativo, oltre che scultoreo, di questo progetto. Gli occhi partono dal nucleo originario e autonomo di “coppia”; le coppie possono aggregarsi in gruppi plurimi perché plurimi sono i materiali utilizzati, dall’alluminio alla terracotta, guardando la realtà in modo diverso. Questa può diventare anche una perfetta metafora del mondo dell’arte dove tutto è fatto per essere visto; e poi, come noto, molte persone non vanno alle mostre per vedere le opere ma per farsi vedere. E negli ultimi tempi – dove l’imperialismo da social rischia di diventare un abuso e non un semplice uso – tutto è sempre più visibile, mostrabile, condivisibile, esponibile, in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo.
Forse Marta Pierobon ci invita soltanto a chiudere gli occhi, a pensare e a immaginare a tutto quello che ci può essere di valido e di vitale nell’esistenza.

Didascalia: Eyerchive, 2020-2024, 28 paia di occhi, materiali vari, misure complessive dell’installazione con base in legno circa 120 x 80 x 100 cm


THE OPEN BOX
Via G.B. Pergolesi 6
MILANO
www.theopenbox.org
info.theopenbox.org@gmail.com
+393382632596




MARTA PIEROBON
EYERCHIVE

a cura di / curated by
GASPARE LUIGI MARCONE

OPENING
THURSDAY 22 FEBRUARY 2024
6-9 PM
from 22 February to 30 March 2024
by appointment only

The “archive of eyes”, Eyerchive, created over the last few years by Marta Pierobon (Brescia, 1979), revives cultural and cultish traditions that create a bridge between ancient mythology and contemporary quotidian life. A divine symbol ever since the Mesopotamian and Egyptian civilizations and found in the myth of Argus (Panoptes) with a never specified number of eyes watching over Io, lover of Zeus, but Hermes succeeded in killing the giant whose eyes end up on the tail of the peacock at the behest of Hera; according to the legend – amalgamated with that of the 14th-15th century Dominican tertiary of the same name – the Syracuse virgin Lucia, persecuted by Diocletian in the 4th century A.D., had her eyes gouged out, becoming the protector of sight thanks in part to the meaning of her name, and coming to symbolise “grace” in Dante’s Comedy. We might continue by mentioning the ex-votos in the form of eyes in various cultures through to the masonic symbols of recent centuries. These few examples help underline the power of the “subject-object” chosen by Marta Pierobon for her work as, by no means coincidentally, a “visual artist”. Pierobon reflects on seeing and looking, on sight and gaze, watchfulness and vision. Paradoxically, when looking at her installation for The Open Box from the outside we see nothing, or almost nothing. White on white spaces and structures dazzle our sight; this choice lends a certain poetry charged with intimacy and discretion. Only entering the small white container do we perceive the work or rather, the spectator sees and is seen by the work. The collective value of the archive joins the pictorial and installational as well as sculptural meaning of this project. The eyes start out from the original and independent “pair” nucleus; pairs may aggregate into multiple groups as the materials used are multiple, from aluminium to terracotta, looking at reality in a different way. This may also become a perfect metaphor for the art world in which everything is made to be seen; then again, as is well known, many people go to exhibitions not to see the works of art but to be seen. In recent times – in which the imperialism of social media risks becoming an abuse rather than simply a use – everything is increasingly visible, demonstrable, shareable, exhibitable at any time and in any place.
Perhaps Marta Pierobon is only inviting us to close our eyes, to think about and to imagine everything that may for us be valid and vital in existence.

Caption: Eyerchive, 2020-2024, 28 pairs of eyes, various material, overall installation dimensions with wooden base around 120 x 80 x 100 cm

THE OPEN BOX
Via G.B. Pergolesi 6
MILANO
www.theopenbox.org
info.theopenbox.org@gmail.com
+393382632596

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